Cliente

Tipo

Anno

Reuse The abbey

Concorso

2025

Narrativa progettuale

Il gesto era compiuto. Inutile, e con i piedi ormai sollevati da terra, Proserpina si dibatte contro Ade, che con la mano affonda le dita nella sua coscia per concludere l’atto. È questo l’istante che Gian Lorenzo Bernini (1598–1680) immortala ne “Il ratto di Proserpina” (1622), trasformando il marmo in carne. Un gesto di violenza assoluta, espresso con una delicatezza quasi impossibile. Una Proserpina fragile, contro la forza devastante di Ade; il dinamismo dell’azione e l’immobilità della pietra; la brutalità del gesto e la morbidezza delle forme. Un ossimoro scolpito. E non è forse l’intervento architettonico un atto invasivo contro l’integrità? Anche quando nasce dal desiderio di conservare? La natura, invece, non pare curarsene. Se si tratta di interventi, lei ha già iniziato il suo lavoro da tempo. Un’abbazia immersa nel verde del bosco, dove il tempo dell’uomo ha lasciato spazio all’insistenza lenta della vegetazione, che si insinua, cresce, conquista. Un gesto sublime: violento e meraviglioso insieme. Questo progetto, sotto tale luce, non cerca di interrompere quel processo, ma anzi di favorirlo. Si propone di creare le condizioni affinché la natura possa continuare il suo lento lavoro di trasformazione: che la pietra diventi fertile, che la rovina fiorisca, che gli angoli più dimenticati dell’abbazia possano accogliere il verde. Accadrà così che, per sei mesi all’anno, quando Proserpina ritorna tra le braccia della madre Demetra, il complesso si vestirà di verde e profumerà di frutta matura e aromi freschi. Poi, durante gli altri sei mesi, quando Proserpina discende nel regno di Ade, l’abbazia si lascerà scoprire, rivelandosi alla luce calda dell’autunno.

Luogo

Rieti, Italia

Progetto: forastero studio